Cassazione penale Sez. II sentenza n. 20758 del 25 maggio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:20758PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando il male viene indicato come certo e realizzabile ad opera del reo o di altri, ponendo la persona offesa nell'ineluttabile alternativa di far conseguire all'agente il preteso profitto o di subire il male minacciato. Il criterio distintivo tra il reato di truffa e quello di estorsione, quando il fatto è connotato dalla minaccia di un male, va ravvisato essenzialmente nel diverso modo di atteggiarsi della condotta lesiva e della sua incidenza nella sfera soggettiva della vittima: ricorre la prima ipotesi delittuosa se il male viene ventilato come possibile ed eventuale e comunque non proveniente direttamente o indirettamente da chi lo prospetta, in modo che la persona offesa non è coartata, ma si determina alla prestazione, costituente l'ingiusto profitto dell'agente, perché tratta in errore dalla esposizione di un pericolo inesistente; mentre si configura, invece, l'estorsione se il male viene indicato come certo e realizzabile ad opera del reo o di altri, poiché in tal caso la persona offesa è posta nella ineluttabile alternativa di far conseguire all'agente il preteso profitto o di subire il male minacciato. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato di estorsione, deve accertare se la condotta dell'agente abbia generato nella vittima il timore di subire un male certo e realizzabile, tale da coartarne la volontà, ovvero se la stessa si sia determinata alla prestazione in seguito a un errore indotto dalla prospettazione di un pericolo inesistente, configurando in tal caso il reato di truffa. La valutazione compiuta dal giudice di merito in ordine alla qualificazione giuridica del fatto non è sindacabile in sede di legittimità, se non nei limiti del travisamento della prova, che consiste nell'utilizzazione di una prova inesistente o nell'utilizzazione di un risultato di prova incontrovertibilmente diverso, nella sua oggettività, da quello effettivo. Inoltre, la concessione delle attenuanti generiche e la determinazione della pena rientrano nell'ambito del potere discrezionale del giudice di merito, il cui esercizio non è sindacabile in sede di legittimità, se non nei limiti dell'illogicità manifesta o della violazione di legge.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CAMMINO Matilde - Presidente

Dott. MANTOVANO Alfredo - Consigliere

Dott. PAZIENZA Vittorio - Consigliere

Dott. COSCIONI Giuseppe - rel. Consigliere

Dott. ARIOLLI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/05/2019 della CORTE APPELLO di NAPOLI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. GIUSEPPE COSCIONI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. BALDI Fulvio, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore dell'imputato, Avv. (OMISSIS), il quale ha insistito nell'accoglimento del r…

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