Il piano di assetto del territorio (PAT) di un comune, adottato ai sensi dell'art. 15 della L.R. n. 11/2004, è soggetto a una procedura di formazione concertata tra il comune, la provincia (ora la regione) ed altri enti pubblici interessati, che prevede la predisposizione di un documento preliminare, la sottoscrizione di un accordo di pianificazione, l'adozione del piano da parte del consiglio comunale, la convocazione di una conferenza di servizi per l'esame del piano e delle osservazioni pervenute, e la successiva ratifica da parte della giunta provinciale (ora regionale). Tale procedimento, finalizzato a garantire il coinvolgimento e il consenso degli enti interessati, deve essere puntualmente osservato, essendo il PAT uno strumento di pianificazione territoriale di carattere generale che incide sulle posizioni giuridiche dei proprietari di immobili compresi nel suo ambito di applicazione. Pertanto, la legittimazione a impugnare il PAT è riconosciuta solo ai soggetti titolari di un interesse diretto e personale, correlato a diritti reali o obbligatori su beni immobili incisi dalle scelte pianificatorie, e non può essere riconosciuta ai meri residenti nel territorio comunale, in assenza di una dimostrazione del pregiudizio arrecato loro dalle modifiche apportate al piano nella fase di approvazione conclusiva. Analogamente, il ricorso incidentale proposto da soggetti controinteressati è ammissibile solo se essi dimostrino un interesse specifico e differenziato rispetto alla generalità dei cittadini, in relazione a posizioni giuridiche tutelate.