La coltivazione di piante dalle quali possono essere estratte sostanze stupefacenti, anche se realizzata per uso personale, costituisce condotta penalmente rilevante ai sensi degli artt. 26 e 28 del D.P.R. 309/1990, a prescindere dalla distinzione tra coltivazione tecnico-agraria o domestica, in quanto attività potenzialmente diffusiva della droga. Tuttavia, il giudice deve verificare in concreto l'offensività della condotta, valutando l'idoneità della sostanza ricavata a produrre un effetto drogante rilevabile, anche in relazione alla fase di maturazione delle piante, parametrando l'offensività non tanto al momento dell'accertamento del reato, ma alla ben diversa idoneità "anche solo potenziale" delle piante stesse a produrre una germinazione ad effetti stupefacenti. La condotta è "inoffensiva" e, pertanto, penalmente irrilevante, soltanto se il bene giuridico tutelato non è stato per nulla leso o messo in pericolo, anche in grado minimo, trattandosi di un'attività assolutamente inidonea a porre a repentaglio il bene protetto.