Il reato di truffa aggravata si configura quando l'agente, mediante artifizi e raggiri, induce in errore la persona offesa, facendole compiere un atto di disposizione patrimoniale dannoso, approfittando di un rapporto di fiducia o di prestazione d'opera che attenua il naturale meccanismo di diffidenza e verifica della situazione prospettata. Il termine per la presentazione della querela decorre dal momento in cui la persona offesa acquisisce la consapevolezza del danno patrimoniale subito, solitamente coincidente con il mancato incasso di un assegno o di altro titolo di pagamento. L'aggravante dell'abuso di prestazioni d'opera, di cui all'art. 61, n. 11, c.p., ricorre anche nel caso di rapporti giuridici regolati da contratti di diritto privato che comportano l'obbligo di "facere" e, quindi, di prestazione d'opera, come il rapporto di mediazione. La valutazione degli elementi costitutivi del reato e della sussistenza delle circostanze aggravanti rientra nel merito della decisione, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.