Il potere di autotutela della pubblica amministrazione può essere legittimamente esercitato per annullare d'ufficio un precedente provvedimento di affidamento di un servizio pubblico, anche in assenza di un vero e proprio contratto, qualora emergano ragioni di interesse pubblico concreto ed attuale, prevalenti sulle posizioni dei privati destinatari, purché l'annullamento avvenga entro un termine ragionevole e sia adeguatamente motivato. L'obbligo risarcitorio non sorge automaticamente in capo all'amministrazione a fronte dell'esercizio del potere di autotutela, ma solo quando il complessivo operato dell'ente pubblico si riveli quantomeno colposo ai sensi dell'art. 2043 c.c., in violazione dei principi di imparzialità e correttezza nell'esercizio della funzione amministrativa. La complessità fattuale e giuridica della vicenda può giustificare l'errore inizialmente commesso dall'amministrazione nell'adottare un provvedimento illegittimo di rinnovo diretto dell'affidamento, successivamente annullato in autotutela, e rendere scusabile il suo operato complessivo, escludendo la responsabilità risarcitoria. Il divieto di rinnovo di un contratto di appalto di servizi, anche se espressamente previsto, è stato recepito e generalizzato dall'art. 57 del d.lgs. n. 163/2006, sicché è vietata qualsiasi ipotesi di rinnovo al di fuori dei casi ivi espressamente contemplati, in quanto ciò darebbe luogo a una nuova figura di negoziazione diretta non consentita dal diritto comunitario.