Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34485 del 20 luglio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:34485PEN

Massima

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La provocazione, quale causa di non punibilità per i reati di ingiuria e diffamazione prevista dall'art. 599 c.p., può essere applicata anche a titolo putativo ai sensi dell'art. 59, comma 4, c.p., quando la condotta percepita come ingiusta dall'agente, pur non essendo oggettivamente tale, abbia determinato in lui uno stato d'ira tale da escludere la sua capacità di autodeterminarsi. Ciò vale anche quando il soggetto passivo del reato sia un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, purché la sua condotta, seppur rientrante nei limiti dei suoi poteri, sia stata avvertita dall'agente come un fatto ingiusto, tale da giustificare la reazione in stato d'ira. La valutazione dello stato d'ira deve tener conto del contesto relazionale e conflittuale pregresso tra le parti, che può aver contribuito a determinare la reazione dell'agente, senza che ciò escluda l'applicabilità dell'esimente, a condizione che il fatto percepito come ingiusto abbia effettivamente innescato lo stato d'ira.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. SCOTTI Umber - Rel. Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto dalla parte civile (OMISSIS) nato a (OMISSIS) nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 17/11/2016 del TRIBUNALE di AVELLINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Scotti Umberto Luigi Cesare Giuseppe;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott.ssa Picardi Antonietta, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita';
udito il difensore, avv. (OMISSIS)…

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