Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che si appropria di somme di denaro vincolate per legge o per espressa volontà del soggetto erogante all'espletamento di un pubblico servizio, integra il reato di peculato di cui all'art. 314 c.p. Tuttavia, qualora le somme di denaro siano destinate a finalità diverse dal pubblico servizio, pur essendo erogate da un ente pubblico, l'appropriazione indebita può integrare il reato di malversazione a danno dello Stato di cui all'art. 316-bis c.p. La qualificazione giuridica della condotta dipende dall'esistenza di un vincolo di destinazione funzionale delle somme di denaro all'espletamento del pubblico servizio, desumibile dalla normativa di settore o dalla volontà del soggetto erogante. In assenza di tale vincolo, la condotta può rilevare ai sensi dell'art. 316-bis c.p. e non del peculato, con conseguente dichiarazione di estinzione del reato per intervenuta prescrizione, qualora il termine prescrizionale sia maturato prima della pronuncia della sentenza.