Cassazione penale Sez. V sentenza n. 17100 del 23 aprile 2015

ECLI:IT:CASS:2015:17100PEN

Massima

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Il reato di ingiuria sussiste quando l'espressione utilizzata, per il suo significato univoco e intrinseca carica di disprezzo e dileggio, è oggettivamente idonea a ledere l'onorabilità o il sentimento del proprio valore della persona offesa, a prescindere dai motivi a delinquere e dall'animus iniuriandi dell'agente. L'intento goliardico o scherzoso può escludere la volontà offensiva solo se immediatamente riconosciuto e percepito dal destinatario delle espressioni, non essendo lecito divertirsi a spese dell'onore altrui. La causa di non punibilità per reciprocità delle offese di cui all'art. 599 c.p. è rimessa alla discrezionalità del giudice di merito, il quale può non applicarla anche quando ne ricorrano i presupposti, trattandosi di una facoltà e non di un diritto soggettivo dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 3/2013 TRIBUNALE di PISTOIA, del 17/10/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 17/12/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ROSA PEZZULLO;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. FIMIANI Pasquale che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza del 17.10.2013 il Tribunale…

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