La falsificazione di un documento pubblico, mediante l'alterazione dei suoi elementi essenziali, integra il reato di cui agli artt. 477 e 482 c.p., anche quando il documento contraffatto sia stato commissionato da terzi e successivamente utilizzato dal soggetto interessato. L'elemento psicologico del reato è integrato dalla consapevolezza e volontà di utilizzare il documento falso, a prescindere dalla specifica conoscenza della modalità di contraffazione. Gli accertamenti tecnici svolti dalla polizia, come l'esposizione del documento ai raggi UV, possono costituire prova sufficiente della falsità del documento, senza necessità di ulteriori attestazioni da parte delle autorità straniere competenti. La valutazione negativa della condotta processuale dell'imputato, che abbia negato l'evidenza, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito nella determinazione della pena, senza che ciò integri una violazione del diritto di difesa.