Il dolo nel reato di riciclaggio può essere integrato dalla consapevolezza della provenienza illecita del bene, anche in assenza di una conoscenza specifica della natura criminosa del reato presupposto, purché l'agente abbia avuto la percezione della illiceità della provenienza. Tuttavia, la mancata contestazione della recidiva, pur se riconosciuta dal giudice di merito, impedisce di tenerne conto in sede di determinazione della pena, in quanto tale circostanza aggravante deve essere formalmente contestata all'imputato. Inoltre, l'omessa valutazione di una circostanza attenuante, come quella prevista dall'art. 648, comma 2, c.p., debitamente dedotta dall'imputato, costituisce un vizio di motivazione che comporta l'annullamento della sentenza con rinvio per un nuovo giudizio. Il giudice di legittimità, in presenza di una "doppia conforme", non può sindacare le valutazioni di fatto compiute dai giudici di merito, salvo il caso in cui il giudice d'appello abbia richiamato atti a contenuto probatorio non esaminati dal primo giudice.