Il falso commesso mediante autocertificazione, anche se accompagnato dall'esibizione di un documento di identità attestante una diversa nazionalità, integra il reato di falso ideologico, in quanto l'autocertificazione è diretta a provare il possesso di un requisito richiesto per l'ottenimento di un beneficio pubblico, mentre l'esibizione del documento di identità serve solo a identificare il richiedente e non a provare la sua cittadinanza. Pertanto, la condotta fraudolenta realizzata attraverso la presentazione di una falsa autocertificazione, anche se accompagnata dall'esibizione di un documento di identità che attesta una diversa nazionalità, è idonea a integrare il reato di truffa, in quanto il mendacio e il silenzio assumono connotazioni artificiose o di raggiro rispetto all'ottenimento indebito del beneficio pubblico. Inoltre, la fattispecie di cui all'art. 316-ter c.p. ha carattere sussidiario e residuale rispetto al reato di truffa, essendo applicabile solo a situazioni marginali di silenzio antidoveroso o di condotta inidonea a indurre in errore l'autore della disposizione patrimoniale, mentre nel caso in cui la condotta fraudolenta sia idonea a indurre in errore l'ente erogatore, deve ritenersi integrato il reato di truffa, anche qualora la soglia quantitativa prevista dall'art. 316-ter c.p. non sia superata.