Cassazione penale Sez. II sentenza n. 5135 del 9 febbraio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:5135PEN

Massima

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Il delitto di estorsione si configura quando l'agente prospetta alla vittima un pericolo reale e non solo eventuale, rappresentandolo come certo e dipendente dalla propria volontà, in modo tale da coartare la libertà di scelta della persona offesa, a prescindere dalla concreta possibilità dell'agente di attuare la minaccia. La distinzione tra estorsione e truffa aggravata risiede nel diverso modo in cui viene prospettato il danno: nell'estorsione il danno è rappresentato come certo e dipendente dalla volontà dell'agente, mentre nella truffa aggravata il danno è prospettato come meramente eventuale e non proveniente direttamente dall'imputato. Pertanto, ai fini dell'integrazione del reato di estorsione, è sufficiente che la minaccia si presenti nella rappresentazione della vittima come certa e proveniente dall'agente o da persone a lui collegate, indipendentemente dalla concreta capacità di quest'ultimo di attuarla. Ciò che rileva è che la prospettazione del danno abbia l'effetto di coartare la libertà di scelta della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. PAGANO Filibert - rel. Consigliere

Dott. CASUCCI Giuliano - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) CA. GU. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 3515/2001 CORTE APPELLO di ROMA, del 26/04/2006;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 21/01/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAGANO FILIBERTO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. MURA Antonio, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

OSSERVA

Il difensore di Ca. Gu. ricorre avverso la sentenza sopra indicata che ha confermato la respon…

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