Cassazione penale Sez. II sentenza n. 39367 del 22 settembre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:39367PEN

Massima

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Il reato di tentata estorsione si configura quando l'agente, pur nella consapevolezza di non avere diritto al profitto che pretende, lo persegue mediante violenza o minaccia, a differenza dell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni in cui l'agente agisce nella convinzione, anche se infondata, di esercitare un proprio diritto. Pertanto, ai fini della corretta qualificazione giuridica del fatto, non rileva l'eventuale inattendibilità della persona offesa, ma è decisivo accertare l'elemento psicologico dell'agente, ossia se egli abbia agito nella convinzione di esercitare un proprio diritto, ancorché tale convinzione risulti infondata, ovvero nella consapevolezza di non averne diritto. Inoltre, la mera esistenza di un rapporto debitorio tra la persona offesa e un terzo soggetto non legittima l'agente, estraneo a tale rapporto, a pretendere il pagamento "per le vie brevi" mediante violenza o minaccia, configurando in tal caso il reato di tentata estorsione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DAVIGO Piercamill - Presidente

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - Consigliere

Dott. D'ARRIGO Cosim - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Avellino;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato ad (OMISSIS);
(OMISSIS), nato ad (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 04/04/2016 del Tribunale di Napoli;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere D'Arrigo Cosimo;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. DI NARDO Marilia, che ha concluso per l'inammissibilita&…

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