Il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro subordinato è legittimo qualora la documentazione allegata dall'interessato risulti falsa e non idonea a dimostrare l'effettivo svolgimento di un'attività lavorativa, nonché l'effettiva disponibilità di un reddito sufficiente al proprio sostentamento. L'accertamento della falsità della documentazione prodotta, anche se non comunicata all'interessato, costituisce motivazione sufficiente per il rigetto della domanda di rinnovo, senza che rilevi l'eventuale successiva produzione di altra documentazione attestante il possesso di un reddito da lavoro dipendente, in quanto la verifica della sussistenza dei requisiti per il rinnovo del permesso di soggiorno deve essere effettuata con riferimento al momento dell'adozione del provvedimento impugnato. Inoltre, la condanna penale definitiva dell'interessato per il reato di contraffazione del contratto di soggiorno, di cui all'art. 5, comma 8-bis, del D.Lgs. n. 286/1998, conferma la legittimità del diniego di rinnovo, indipendentemente da eventuali allegazioni difensive circa la sua qualità di vittima di reati altrui.