La mancata sottoscrizione dell'atto di appello da parte del direttore titolare dell'ufficio dell'Agenzia delle Entrate non comporta l'inammissibilità dell'impugnazione, salvo che non sia eccepita e provata la non appartenenza del sottoscrittore all'ufficio appellante o l'usurpazione del potere di impugnare la sentenza di primo grado. Infatti, l'atto di appello proposto dal competente ufficio dell'Agenzia delle Entrate, recante in calce la firma illeggibile di un funzionario che sottoscrive in luogo del direttore titolare, deve ritenersi ammissibile, in quanto la mera mancanza di una sottoscrizione chiara e leggibile del direttore non è di per sé sufficiente a determinare l'inammissibilità dell'impugnazione, essendo necessario che venga eccepita e provata l'assenza di legittimazione del sottoscrittore. Tale principio si fonda sulla necessità di garantire l'effettività della tutela giurisdizionale e di evitare formalismi eccessivi che possano pregiudicare il diritto di difesa delle parti. Pertanto, l'interpretazione rigorosa delle norme sulla sottoscrizione degli atti processuali deve essere bilanciata con l'esigenza di assicurare l'accesso alla giustizia e la ragionevole durata del processo, in ossequio ai principi costituzionali e convenzionali che tutelano il diritto di azione e il giusto processo.