Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10147 del 14 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:10147PEN

Massima

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Il reato di violenza privata si configura quando l'agente, attraverso qualsiasi mezzo idoneo a privare coattivamente l'offeso della libertà di determinazione e di azione, impedisce o ostacola l'esercizio di un diritto o la libertà di movimento della persona offesa. La gravità delle minacce, ai fini della configurabilità del reato di minacce gravi, deve essere valutata in concreto sulla base delle risultanze probatorie, avendo riguardo all'effettiva incisività delle espressioni utilizzate, idonee a determinare uno stato di timore nella vittima, a prescindere dall'intento dell'agente. La diversa qualificazione giuridica del fatto prospettata dalla difesa, che tende a proporre una lettura alternativa degli elementi di fatto, non è censurabile in sede di legittimità, essendo riservata al giudice di merito la valutazione delle prove e la conseguente sussunzione del fatto nella fattispecie normativa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE ((omissis)) - Presidente

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silva - rel. Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PE. AN. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 983/2004 CORTE APPELLO di CAGLIARI, del 11/03/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/12/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SILVANA DE BERARDINIS;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATT…

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