Il provvedimento interdittivo antimafia adottato dalla Prefettura nei confronti di un'impresa può essere legittimamente fondato su un quadro indiziario complessivo, anche in assenza di elementi di prova diretta, che evidenzi la concreta possibilità di condizionamento o infiltrazione dell'attività d'impresa da parte della criminalità organizzata. A tal fine, assumono rilievo indizi quali: i) i controlli effettuati dal titolare dell'impresa in compagnia di soggetti gravati da precedenti penali o ritenuti esponenti di organizzazioni mafiose, anche se non configuranti una vera e propria "frequentazione"; ii) la presenza, presso la sede dell'impresa, di soggetti legati da vincoli di parentela a esponenti di spicco della criminalità organizzata locale, anche se non direttamente dipendenti dell'impresa; iii) i legami familiari e di cointeressenza economica tra il titolare dell'impresa e soggetti gravati da precedenti penali per reati riconducibili ad attività illecite tipiche della criminalità organizzata. Tali elementi, valutati complessivamente, possono fondare un giudizio prognostico sulla possibilità di infiltrazione mafiosa nell'attività d'impresa, legittimando l'adozione del provvedimento interdittivo, in assenza di una prova diretta di collegamenti o condizionamenti attuali. L'interdittiva antimafia, pur incidendo negativamente sulla sfera giuridica dell'impresa, costituisce un provvedimento legittimo e proporzionato, in quanto volto a prevenire il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nell'economia legale, a tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica.