Il potere di pianificazione urbanistica generale del Comune, esercitato mediante l'adozione di varianti al Piano Regolatore Generale, si estende alla disciplina delle modalità di intervento sugli ambiti normativi caratterizzanti il paesaggio cittadino tradizionale, al fine di evitare lo snaturamento del tessuto edilizio consolidato. Pertanto, una variante che, pur senza modificare gli indici edificatori, limiti le possibilità di demolizione e sopraelevazione degli edifici esistenti in determinati ambiti normativi diffusi su tutto il territorio comunale, al fine di preservarne la tipologia e il carattere, configura una variante strutturale del Piano Regolatore Generale, soggetta all'approvazione con le procedure di cui all'art. 15 della L.R. n. 56/1977, e non una variante parziale ai sensi dell'art. 17, comma 7, della medesima legge. La scelta di conservazione della fisionomia urbanistica, fondata su una ricognizione generale delle esigenze dell'intero tessuto edilizio, non richiede una specifica motivazione in ordine agli effetti della variante sui singoli lotti, essendo sufficiente il riferimento ai criteri generali di ordine tecnico-discrezionale seguiti nell'impostazione del piano, salvo il caso in cui sussistano preesistenti, specifiche aspettative in capo ai rispettivi titolari, fondate su atti concreti, che impongano una valutazione comparativa tra l'interesse pubblico e quello privato.