Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 22801 del 28 luglio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:22801PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, in violazione dei doveri d'ufficio, rivela notizie riservate coperte da segreto, acquisite in ragione del suo ufficio, commette il reato di rivelazione di segreto d'ufficio di cui all'art. 326 c.p., comma 1, anche se non le utilizza per procurare a sé o ad altri un indebito vantaggio patrimoniale o non patrimoniale. Perché sia configurabile il reato di cui all'art. 326 c.p., comma 3, è necessario che il pubblico ufficiale sfrutti autonomamente e direttamente le informazioni riservate, a scopo di profitto, e non che si limiti a rivelarle a soggetti non titolati a conoscerle. L'aggravante dell'agevolazione mafiosa di cui all'art. 416-bis c.p., comma 1, ha natura soggettiva e richiede che il pubblico ufficiale agisca con la consapevole volontà di favorire l'associazione criminale, in base a elementi concreti che dimostrino tale finalità, non potendo desumersi automaticamente dal mero rapporto di amicizia o cointeressenza con il concorrente esterno dell'associazione mafiosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIDELBO Giorgio - Presidente

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. CRISCUOLO Anna - rel. Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 14/01/2020 del Tribunale del riesame di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere CRISCUOLO Anna;
udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale LORI Perla, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
uditi i difensori, avv. (OMISSIS) e avv. (OMISSIS), che hanno chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. C…

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