Cassazione penale Sez. V sentenza n. 37301 del 11 settembre 2013

ECLI:IT:CASS:2013:37301PEN

Massima

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Il reato di ingiuria si configura quando l'agente, consapevolmente, faccia uso di espressioni o parole socialmente interpretabili come offensive, senza che sia necessaria la prova di un particolare "animus iniuriandi" o di una specifica volontà di offendere. Pertanto, il dolo generico, anche nella forma del dolo eventuale, è sufficiente per la sussistenza dell'elemento psicologico del reato, essendo irrilevanti i motivi a delinquere o l'intenzione dell'agente, purché le parole utilizzate siano autonomamente e manifestamente offensive della dignità della persona offesa. La provocazione, quale causa di giustificazione, presuppone una reazione a un fatto ingiusto altrui, che non può essere ravvisata nell'esercizio del diritto di difesa da parte del professionista, anche se svolto in forma stringente ed incalzante, spettando al giudice il compito di sindacarne e, eventualmente, moderarne le modalità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

parte civile (OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del Tribunale di Roma del 10/02/2011;

nel procedimento penale a carico di:

(OMISSIS), nata a (OMISSIS);

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis))io BRUNO;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha chiesto l'inemmissibilta' del ricorso;

sentito, altre…

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