Il provvedimento interdittivo antimafia può essere legittimamente adottato solo in presenza di elementi che denotino un inserimento stabile e sistematico dell'impresa nel contesto criminale, tale da far ritenere che l'attività d'impresa sia piegata in modo durevole ai voleri della criminalità organizzata. Ove invece emerga un contatto meramente occasionale con soggetti legati alla criminalità, non accompagnato da evidenze di una effettiva e costante ingerenza mafiosa nella gestione dell'impresa, non sussistono i presupposti per l'adozione del provvedimento interdittivo, dovendosi piuttosto far luogo all'applicazione delle misure alternative di cui all'art. 94-bis del Codice Antimafia, volte a consentire il proseguimento dell'attività d'impresa sotto il controllo giudiziario. Il giudice amministrativo, nel sindacare la legittimità del provvedimento interdittivo, deve pertanto verificare con rigore la sussistenza di un quadro indiziario grave, preciso e concordante, idoneo a fondare un giudizio prognostico di pericolo di infiltrazione mafiosa non meramente episodica o occasionale, ma strutturale e sistematica, tale da compromettere irrimediabilmente l'affidabilità e l'integrità dell'impresa. In assenza di tali presupposti, il provvedimento interdittivo è illegittimo e deve essere annullato, con conseguente illegittimità derivata degli atti successivi, come la revoca di autorizzazioni o concessioni, adottati sulla base del provvedimento interdittivo.