Il possesso di un documento di identificazione contraffatto, anche se non accompagnato dalla prova della partecipazione alla falsificazione, integra il reato di cui all'art. 497-bis, comma 1, c.p. e legittima l'arresto in flagranza, in applicazione dell'art. 380, comma 2, lett. m-bis, c.p.p. Ciò in quanto la ratio della norma incriminatrice è quella di punire chiunque detenga un documento identificativo falso, a prescindere dal suo diretto coinvolgimento nella contraffazione, essendo sufficiente la consapevolezza della falsità del documento. Il giudice della convalida dell'arresto deve limitarsi a valutare la situazione di fatto prospettata agli operanti al momento dell'intervento, senza estendere l'accertamento all'esistenza di gravi indizi di colpevolezza, e può qualificare diversamente il fatto rispetto alla contestazione iniziale, purché ricorrano gli estremi del reato per cui si è proceduto all'arresto e la sua attribuibilità alla persona arrestata. La configurabilità del reato più grave previsto dal comma 2 dell'art. 497-bis c.p., relativo alla partecipazione alla falsificazione del documento, non esclude necessariamente la sussistenza del reato di cui al comma 1, relativo al semplice possesso consapevole di un documento contraffatto, essendo le due fattispecie in rapporto di alternativa.