La reiterazione di un vincolo espropriativo decaduto, pur richiedendo una ponderata valutazione degli interessi coinvolti, può essere legittimamente disposta dall'amministrazione comunale con adeguata motivazione che espliciti le ragioni di interesse pubblico, senza necessità di ulteriori approfondimenti istruttori o di indicazione di concrete iniziative per il soddisfacimento dell'indennizzo, qualora si tratti della prima reiterazione del vincolo. In tale ipotesi, infatti, è sufficiente il richiamo alle originarie valutazioni che hanno giustificato l'apposizione del vincolo, senza che l'amministrazione sia tenuta a verificare il fabbisogno di strutture pubbliche, l'indispensabilità della loro realizzazione sull'area, il bilanciamento tra interesse pubblico e privato, la quantificazione dei costi e la concreta attuabilità nel termine quinquennale. Inoltre, la Regione, in sede di approvazione dello strumento urbanistico comunale, non è obbligata a riesaminare le osservazioni presentate dai privati e respinte dal Consiglio comunale, essendo sufficiente che essa valuti le modifiche apportate dal Comune a seguito dell'accoglimento di osservazioni, nonché eserciti i poteri di modifica di ufficio previsti dall'art. 10 della legge n. 1150/1942, qualora ravvisi violazioni di legge, anche desumibili dalle osservazioni respinte.