La circostanza aggravante del nesso teleologico di cui all'art. 61 n. 2 c.p. richiede, ai fini della sua configurabilità, l'accertamento della consapevolezza e della volontà dell'agente di commettere il reato-fine (nella specie, l'omicidio) anche allo scopo di occultare precedenti reati (quali il sequestro di persona e la rapina) o di conseguirne l'impunità, non essendo sufficiente il mero automatismo derivante dalla rappresentazione della possibilità di ottenere tale risultato. Pertanto, la motivazione deve dare conto in modo specifico degli elementi intenzionali dotati di coordinazione finalistica, rappresentativi di tale volontà, senza poter desumere la sussistenza dell'aggravante da circostanze neutre o meramente accessorie, come le modalità di esecuzione del fatto o le conversazioni successive. La valutazione di tali elementi soggettivi non è incompatibile con il dolo di impeto, potendo l'ideazione e l'esecuzione del reato-mezzo e del reato-fine coincidere, purché sia accertata la consapevolezza e la volontà dell'agente di porre in essere il reato-fine in esecuzione di uno dei nessi di collegamento, strumentali e funzionali, con il reato-mezzo, presi in considerazione dalla norma.