Il provvedimento amministrativo illegittimo può essere annullato d'ufficio dalla stessa amministrazione che lo ha emanato, sussistendone le ragioni di interesse pubblico, entro un termine ragionevole e tenendo conto degli interessi dei destinatari e dei controinteressati. L'annullamento d'ufficio richiede una duplice valutazione da parte dell'amministrazione: l'accertamento dell'illegittimità del provvedimento di primo grado ai sensi dell'art. 21-octies della legge n. 241/1990 e la verifica della presenza di un interesse pubblico attuale e concreto alla rimozione del provvedimento, procedendo alla comparazione tra tale interesse e l'entità del sacrificio imposto all'interesse privato. L'amministrazione deve motivare puntualmente la scelta di esercitare il potere di annullamento in autotutela, tenendo conto della crescente rilevanza che, nel tempo, possono assumere le posizioni giuridiche private sacrificate da un eventuale annullamento. Il principio di onnicomprensività della retribuzione dei dirigenti pubblici, sancito dall'art. 24 del d.lgs. n. 165/2001, esclude la possibilità di corrispondere loro ulteriori compensi per lo svolgimento di attività rientranti nei normali compiti d'ufficio.