Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 11643 del 26 marzo 2021

ECLI:IT:CASS:2021:11643PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, in concorso con altri, abusa della propria qualifica e posizione per costringere un privato alla consegna di una somma di denaro, minacciando l'irrogazione di sanzioni amministrative e la chiusura dell'attività, commette il reato di concussione. Tale condotta, caratterizzata da una programmazione e pianificazione dell'azione delittuosa, integra un pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato, tale da giustificare l'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, anche in presenza di provvedimenti amministrativi di sospensione dall'attività di controllo e di trasferimento ad altro ufficio, in ragione della professionalità criminale dimostrata dal pubblico ufficiale. La valutazione della gravità indiziaria può fondarsi sulle dichiarazioni del concorrente non qualificato, ritenute credibili e attendibili, a fronte di dichiarazioni contraddittorie e prive di affidabilità da parte degli altri indagati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRICCHETTI Renato G - Presidente

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. GIORGI Maria S. - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA B. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 20/5/2020 del Tribunale di Firenze;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal componente PATERNO' RADDUSA Benedetto;
letta la requisitoria scritta della Procura Generale, con la quale e' stata chiesta la dichiarazione di infondatezza del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. (OMISSIS) ricorre avverso il provvedimento in epigrafe, con il quale il Tribunale di Firenze ha rigettato…

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