Cassazione penale Sez. II sentenza n. 26275 del 24 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:26275PEN

Massima

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Il reato di truffa finalizzata all'assunzione in un pubblico impiego si consuma all'atto dell'indebito conseguimento della nomina, non all'atto della percezione delle retribuzioni, le quali costituiscono il corrispettivo dovuto al lavoratore in forza del rapporto di pubblico impiego instaurato, anche se in modo viziato. Pertanto, il danno patrimoniale per la pubblica amministrazione va individuato nelle spese e negli oneri finanziari sostenuti per l'istruzione e il perfezionamento della pratica di assunzione, non in elementi meramente congetturali o estranei all'ambito di tutela della norma incriminatrice. Il fatto che nel corso dell'attività lavorativa di fatto possano essere commessi dei reati, come l'esercizio abusivo di una professione, non rende intrinsecamente illecita l'ordinaria attività lavorativa prestata, né esclude l'applicazione dell'art. 2126 c.c. sulla validità del rapporto di fatto, salvo che l'attività lavorativa risulti in contrasto con principi giuridici ed etici fondamentali dell'ordinamento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MONASTERO Francesco - Presidente

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. MANNA Antonio - Consigliere

Dott. CERVADORO Mirella - Consigliere

Dott. CHINDEMI Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ma. Gi. An. , nato a (OMESSO);

avverso l'ordinanza del Tribunale di Cosenza, 2 Sezione penale, in data 12 gennaio 2009;

Sentita la relazione della causa fatta dal consigliere Dott. GALLO Domenico;

Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, Dott. FRATICELLI Mario, il quale ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;

Udito il difensore, avv. LISERRE Francesco, del foro di Paola, che ha concluso per l&…

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