Cassazione penale Sez. V sentenza n. 11680 del 20 marzo 2023

ECLI:IT:CASS:2023:11680PEN

Massima

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Il reato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale sulla propria identità personale (art. 495 c.p.) si distingue dal reato di false dichiarazioni sulla propria identità (art. 496 c.p.) in quanto il disvalore della condotta è incentrato sull'attestazione falsa, ossia sulla dichiarazione tesa a garantire il proprio stato o altre qualità della propria persona, destinata ad essere riprodotta in un atto pubblico. Pertanto, integra il reato di cui all'art. 495 c.p. e non il meno grave reato di cui all'art. 496 c.p. la condotta di colui che fornisca ai pubblici ufficiali, nel corso di un controllo, false dichiarazioni sulla propria identità, in quanto tali dichiarazioni rivestono carattere di attestazione preordinata a garantire al pubblico ufficiale le proprie qualità personali e, ove mendaci, ad integrare la falsa attestazione che costituisce l'elemento distintivo del reato di cui all'art. 495 c.p. rispetto all'ipotesi di reato di cui all'art. 496 c.p. La circostanza che, in un secondo momento, l'imputato risulti avere con sé un documento di identità non incide sulla condotta di cui all'art. 495 c.p. già consumata all'atto della attestazione agli operanti della propria identità. Inoltre, la differenziazione normativa tra le false dichiarazioni commesse a danno dell'amministrazione della giustizia, per le quali è ammessa la ritrattazione, e quelle commesse contro l'interesse della pubblica amministrazione all'identificazione dei soggetti, per le quali non è ammessa alcuna possibilità di ritrattazione, non è in contrasto con il principio di uguaglianza di cui all'art. 3 Cost., in quanto appare legittimo differenziare condotte che ledono differenti beni giuridici (amministrazione della giustizia e pubblica fede) ed i cui effetti si esplicano in maniera differente (reversibile la lesione del bene giuridico dell'amministrazione della giustizia e non reversibile la lesione del bene giuridico della pubblica fede).

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. PEZZULLO Rosa - rel. Consigliere

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. CIRILLO Pierangelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 23/02/2022 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ROSA PEZZULLO;
il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. TASSONE KATE, ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 23.02.2022, la Corte di appello di Milano confermava la sentenza emessa in data 18.03.2021 dal G.i.…

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