Il riconoscimento della continuazione tra reati commessi in ambito associativo non può essere automatico, ma richiede che i singoli episodi criminosi, pur essendo espressione di un medesimo programma delinquenziale, siano stati oggetto di una deliberazione unitaria al momento della commissione del primo reato della ipotizzata serie. L'eccessivo divario temporale tra i reati, l'insorgere di inopinate conflittualità interne all'associazione e il loro imprevedibile dispiegarsi escludono che i reati possano costituire espressione di un medesimo disegno criminoso, non potendosi affermare che, fin dal momento dell'ingresso del reo nel sodalizio, gli altri reati fossero già stati programmati, sia pure genericamente e nei soli aspetti essenziali. Il riconoscimento della continuazione tra reati commessi in ambito associativo, pertanto, non può fondarsi sulla mera riconducibilità dei singoli episodi al programma criminoso dell'associazione, ma richiede che sussista una effettiva unità di disegno criminoso, desumibile dalle concrete modalità di commissione dei reati e dalla loro scansione temporale.