La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: L'associazione di tipo mafioso, ai sensi dell'art. 416-bis c.p., si caratterizza per l'utilizzo del metodo mafioso, che si manifesta attraverso la capacità di intimidazione derivante dal vincolo associativo e la conseguente condizione di assoggettamento e omertà, sia all'interno del sodalizio che nei confronti della comunità circostante. Pertanto, per la configurabilità di tale fattispecie, è necessario accertare l'effettiva e attuale capacità di intimidazione dell'associazione, che deve trovare riscontro in elementi concreti e non può essere desunta solo dalla presenza di precedenti penali o dalla commissione di reati-fine. Inoltre, il dolo specifico del reato di trasferimento fraudolento di valori ex art. 12-quinquies d.l. 306/1992 richiede la prova di ulteriori elementi, oltre alla mera fittizia intestazione, che dimostrino la finalità elusiva delle norme in materia di misure di prevenzione patrimoniale. Infine, il reato di cui all'art. 513-bis c.p. (illecita concorrenza con violenza o minaccia) richiede la prova di condotte violente o intimidatorie dirette specificamente a scoraggiare la concorrenza, non essendo sufficiente la mera capacità intimidatrice derivante dall'appartenenza ad un'associazione mafiosa.