Cassazione penale Sez. II sentenza n. 38428 del 20 settembre 2023

ECLI:IT:CASS:2023:38428PEN

Massima

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Il delitto di tentata estorsione si configura quando l'agente, pur avendo lecitamente acquisito immagini o video a contenuto sessuale di una persona, richiede a quest'ultima una somma di denaro o prestazioni sessuali in cambio della consegna o cancellazione del materiale, minacciando in caso contrario di divulgarlo ai suoi familiari. Tale condotta integra l'elemento oggettivo dell'ingiusto profitto patrimoniale con altrui danno, anche se la consumazione del reato non si realizza per la contraria volontà della persona offesa. Il dolo del reato di tentata estorsione sussiste quando l'agente agisce con la consapevolezza e volontà di ottenere un ingiusto profitto patrimoniale mediante la minaccia di divulgare il materiale sessuale in proprio possesso. Il giudice di merito può negare le circostanze attenuanti generiche valorizzando la particolare gravità e modalità di esecuzione del fatto, nonché il comportamento reiterato dell'agente in un breve lasso temporale, senza necessità di esaminare tutti gli elementi indicati dall'art. 133 c.p. La circostanza attenuante del danno di speciale tenuità di cui all'art. 62 c.p., comma 1, n. 4 non è applicabile al reato di tentata estorsione, in considerazione della sua natura plurioffensiva che determina un danno morale per la vittima, a prescindere dall'entità della somma di denaro richiesta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Presidente

Dott. CIANFROCCA Pierluigi - Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

Dott. SGADARI Giusep - rel. Consigliere

Dott. SARACO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS),
avverso la sentenza del 17/01/2023 della Corte di appello di Napoli;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione della causa svolta dal consigliere Giuseppe Sgadari;
sentito il Pubblico ministero, nella persona del Sostituto Procuratore generale Giulio Romano, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1.Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Napoli ha conferm…

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