Il diritto di proprietà, tutelato dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, può essere legittimamente limitato dall'Amministrazione nell'esercizio dei suoi poteri di controllo sull'attività edilizia, purché nel rispetto dei principi di buon andamento, imparzialità ed efficienza dell'azione amministrativa. Tuttavia, l'Amministrazione è tenuta a valutare con particolare attenzione le istanze di accertamento di conformità edilizia e paesaggistica presentate dal privato, anche in sanatoria, verificando la sussistenza dei presupposti di legge e contemperando l'interesse pubblico alla regolarità urbanistica con il diritto del proprietario alla tutela della propria sfera giuridica. Pertanto, il diniego di sanatoria deve essere adeguatamente motivato, nel rispetto del principio del giusto procedimento e del contraddittorio, evitando errori di fatto o di diritto e garantendo il corretto esercizio del potere discrezionale. In particolare, ove le opere abusive risultino in concreto compatibili con la normativa urbanistica ed edilizia vigente al momento della loro realizzazione, nonché con i vincoli paesaggistici, l'Amministrazione è tenuta a valutare positivamente l'istanza di accertamento di conformità, salvo che non sussistano prevalenti ragioni di interesse pubblico che giustifichino il diniego. Inoltre, l'Amministrazione non può dichiarare improcedibile l'istanza del privato volta a ottenere il titolo edilizio per il ripristino dello stato dei luoghi in conformità all'ultimo provvedimento autorizzativo rilasciato, in esecuzione di un precedente ordine di demolizione, dovendo in tal caso provvedere all'esame della relativa domanda.