Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 31891 del 12 novembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:31891PEN

Massima

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Il reato di peculato commesso da un incaricato di pubblico servizio, quale subconcessionario di servizi pubblici, richiede l'accertamento non solo della qualificazione soggettiva dell'agente e della disponibilità delle somme in ragione del suo ufficio, ma anche della consapevolezza e volontà dell'appropriazione indebita, non potendosi presumere tale elemento psicologico sulla base della sola condotta materiale. Pertanto, il giudice di merito è tenuto a esaminare specificamente il motivo di impugnazione che contesti l'elemento soggettivo del reato, senza limitarsi alla sola verifica della qualificazione giuridica della posizione dell'imputato. L'omessa motivazione su tale profilo determina l'annullamento della sentenza con rinvio per un nuovo giudizio, fermo restando che l'entità della somma oggetto di appropriazione, anche se modesta, non esclude di per sé la concreta offensività della condotta sotto il profilo patrimoniale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIDELBO Giorg - Presidente

Dott. RICCIARELLI - rel. Consigliere

Dott. VILLONI Orlan - Consigliere

Dott. VIGNA Maria - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA B. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 29/11/2019 della Corte di appello di Bologna;
visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udita la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, Avv. (OMISSIS), che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sente…

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