Il rilascio di un permesso di soggiorno può essere legittimamente rifiutato dall'Amministrazione qualora accerti in modo autonomo e ragionevole la falsità della documentazione presentata dall'interessato, senza che sia necessaria una sentenza penale definitiva di condanna. In tali casi, l'utilizzo di un falso documento ai fini del favorevole esito del procedimento integra un quid pluris rispetto alla mera assenza del requisito, legittimando una più severa risposta dell'ordinamento, anche attraverso la preclusione di successive integrazioni. Spetta pertanto all'interessato provare la genuinità della certificazione contestata dall'Amministrazione. Inoltre, il giudice amministrativo non può pronunciarsi sull'eventuale rilascio di un permesso per casi speciali, in assenza di una specifica domanda in tal senso da parte del ricorrente. Infine, la produzione in giudizio di una nuova certificazione di conoscenza della lingua italiana, conseguita successivamente all'adozione del provvedimento impugnato, può essere allegata ad una nuova istanza, sul cui esito il Collegio non può pronunciarsi, in applicazione dell'art. 34, comma 2, c.p.a.