Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 35430 del 1 agosto 2019

ECLI:IT:CASS:2019:35430PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che si appropri di denaro o altra cosa mobile altrui di cui abbia il possesso o la disponibilità per ragione del suo ufficio o servizio, realizza il reato di peculato, anche qualora ponga in essere condotte fraudolente per occultare l'appropriazione indebita, non essendo necessario l'impiego di artifici o raggiri per conseguire il possesso del bene, elemento invece essenziale per la configurazione del reato di truffa aggravata. Pertanto, il semplice possesso del bene oggetto di appropriazione, ancorché conseguito mediante condotte fraudolente, integra il reato di peculato, non quello di truffa aggravata, essendo sufficiente che l'agente abbia la disponibilità del bene per ragione del suo ufficio o servizio. La condotta fraudolenta serve solo a mascherare l'appropriazione indebita in atto o in fieri, senza incidere sulla qualificazione giuridica del fatto. Ciò che rileva è che l'agente abbia già il possesso o la disponibilità del bene, anche se tale possesso viene occultato mediante artifici o raggiri.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETITTI Stefano - Presidente

Dott. COSTANZO Angelo - rel. Consigliere

Dott. RICCIARELLI Massimo - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

Dott. VIGNA Maria Sabina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 05/11/2018 della CORTE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere ANGELO COSTANZO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. ANGELILLIS Ciro, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
udito l'avvocato (OMISSIS), del foro di ROMA, difensore di fiducia di (OMISSIS), che, dopo discussione, nel riportarsi ai motivi di ricorso …

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