Il diniego di condono edilizio è legittimo quando le opere da sanare non risultano pertinenti, per identificazione catastale, destinazione d'uso, proprietà e consistenza, all'immobile di cui il richiedente è proprietario, non rientrando così nelle previsioni dell'art. 40, comma 6, della legge n. 47 del 1985, recepito dalla legge n. 724 del 1994. L'Amministrazione non è tenuta a una specifica motivazione in ordine alle ragioni di interesse pubblico, essendo il diniego di condono un atto vincolato volto al ripristino della legalità violata. Il silenzio-assenso in materia di condono non opera in assenza della completezza documentale necessaria per il rilascio del titolo, non potendosi configurare per il solo decorso del tempo. L'ordine di demolizione di opere abusive è sufficientemente motivato con il mero riferimento all'accertata mancanza di legittimità urbanistica, senza necessità di ulteriori valutazioni circa l'interesse pubblico, trattandosi di provvedimento vincolato. L'inesauribilità del potere sanzionatorio dell'Amministrazione in materia di governo del territorio comporta che l'adozione di precedenti provvedimenti di demolizione non preclude l'emanazione di ulteriori ordini repressivi aventi ad oggetto le medesime opere abusive.