Cassazione penale Sez. II sentenza n. 16323 del 3 maggio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:16323PEN

Massima

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Il reato associativo ex art. 416 c.p. può essere integrato anche in assenza di una struttura organizzativa rigidamente gerarchica, essendo sufficiente la consapevole adesione di più soggetti ad un programma criminoso comune, caratterizzato dalla serialità e dalla indeterminatezza dei reati-fine, desumibile dalla reiterazione di condotte delittuose analoghe, realizzate con modalità operative simili e in un arco temporale ristretto, nonché dal mantenimento di stretti contatti e rapporti tra i partecipi, anche durante lo stato di detenzione. La prova del vincolo associativo può fondarsi su elementi indiziari, quali le conversazioni intercettate, il rinvenimento di beni provento di reati presso i luoghi di abitazione o di ritrovo dei sodali, e la presenza degli imputati sui luoghi in cui si svolgevano le attività criminose, purché tali elementi siano valutati in modo complessivo e unitario, in modo da conferire al complesso indiziario pregnante e univoco significato dimostrativo. L'assoluzione di uno dei partecipi dall'imputazione associativa non comporta necessariamente l'esclusione della responsabilità degli altri imputati, qualora la diversità della posizione del primo sia adeguatamente motivata sulla base di elementi probatori specifici. Analogamente, la diversità delle imputazioni associative contestate agli stessi imputati non implica una necessaria coincidenza delle conclusioni in ordine alla loro responsabilità, essendo possibile pervenire a distinte valutazioni in relazione alla sussistenza dei requisiti richiesti per ciascuna ipotesi associativa, in ragione della diversità degli elementi probatori acquisiti. Infine, il divieto di utilizzazione delle intercettazioni previsto dall'art. 270 c.p.p. non opera quando la diversità dei procedimenti sia ricollegata a dati meramente formali, essendo prevalente lo stretto collegamento tra le indagini sotto il profilo oggettivo, probatorio e finalistico.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. GENTILE Domenico - rel. Consigliere

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

2) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

3) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

4) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 5738/2006 CORTE APPELLO di ROMA, del 12/06/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 16/02/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DOMENICO GENTILE;

Udito il Sostituto Procuratore G…

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