Cassazione penale Sez. V sentenza n. 27210 del 12 luglio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:27210PEN

Massima

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Il reato di minaccia grave, ai sensi dell'art. 612 c.p., si configura quando la condotta dell'agente, anche attraverso l'utilizzo di espressioni verbali, sia potenzialmente idonea a incidere sulla libertà morale della vittima, a prescindere dall'effettivo turbamento da essa provato. L'esplicito riferimento a una morte precoce, implicitamente collegata all'azione del dichiarante, costituisce una minaccia di morte, che rappresenta il genere di prospettazione di un male ingiusto massimamente idoneo a menomare la sfera della libertà morale della vittima. Ai fini dell'integrazione del reato, non è necessario che il soggetto passivo si sia sentito effettivamente intimidito, essendo sufficiente che la condotta dell'agente sia potenzialmente idonea a incidere sulla sua libertà morale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - rel. Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) MA. MA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 396/2009 CORTE APPELLO SEZ.DIST. di SASSARI, del 16/03/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 25/03/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. VESSICHELLI Maria;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALATI Giovanni che ha concluso per l'annullamento senza rinvio per prescrizione.

FATTO E DIRITTO

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