Il riconoscimento dell'imputato da parte di un testimone oculare, il suo rinvenimento in prossimità del luogo del fatto in stato confusionale e il tentativo di incendiare un'autovettura, costituiscono elementi probatori sufficienti per affermare la responsabilità penale dell'imputato per il reato di incendio doloso e tentato incendio, anche in assenza di una prova diretta dell'appiccamento del fuoco al cassonetto dell'immondizia. La tardiva decisione del giudice di primo grado sulla richiesta di ammissione al gratuito patrocinio, pur essendo conforme alla normativa processuale applicabile, non integra una violazione del diritto di difesa dell'imputato, qualora questi non abbia avanzato alcuna richiesta di nomina di un consulente tecnico. La motivazione della sentenza di condanna, che individua gli elementi di fatto posti a fondamento della decisione, è congrua e completa, non consentendo una rivalutazione del materiale probatorio in sede di legittimità. La riduzione della pena complessiva, pur in assenza di una specifica motivazione sulla sussistenza della continuazione, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito nella determinazione della sanzione, senza incorrere in vizi di legittimità.