La destinazione urbanistica di un'area, anche se modificata rispetto alla precedente classificazione, non può essere considerata irrazionale o illogica dal giudice amministrativo, purché risulti coerente con le linee generali del piano urbanistico e non leda aspettative qualificate del proprietario. Il Comune, nell'esercizio della sua discrezionalità pianificatoria, può legittimamente destinare un'area a servizi pubblici, anche in prossimità di strutture ospedaliere, senza che ciò comporti necessariamente una violazione di legge o un eccesso di potere, salvo che il proprietario non dimostri l'esistenza di un interesse qualificato meritevole di tutela. Le controdeduzioni del privato, in sede di pianificazione urbanistica, costituiscono meri apporti contributivi, rispetto ai quali il Comune non è vincolato, potendo disattenderli purché la scelta finale risulti coerente con le linee generali del piano. Pertanto, il giudice amministrativo non può sindacare la legittimità della destinazione urbanistica di un'area, se non in presenza di vizi macroscopici di irrazionalità o illogicità tali da integrare un eccesso di potere manifesto.