Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24513 del 17 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:24513PEN

Massima

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Il reato di calunnia sussiste quando l'imputato determina consapevolmente un'altra persona a denunciare falsamente un reato, incolpando indirettamente un terzo, al fine di attribuirgli una responsabilità penale. La credibilità della persona offesa, quale fonte di prova fondamentale, deve essere valutata dal giudice di merito sulla base di un'attenta disamina degli elementi probatori, senza che il giudizio di legittimità possa sindacare tale apprezzamento, se adeguatamente motivato. La responsabilità dell'imputato nel reato di calunnia può essere desunta anche dalla documentazione prodotta dalla difesa, che confermi le dichiarazioni della persona offesa, senza che sia necessario accertare se la denuncia sia stata presentata dalla moglie dell'imputato dopo averlo interpellato, trattandosi di profili rimessi alla valutazione discrezionale del giudice di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorg - Rel. Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 13/04/2015 emessa dalla Corte d'appello di Lecce;
visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
udita la relazione del consigliere Dott. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto procuratore generale Dott. TAMPIERI Luca, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
1. Con la decisione in epigrafe in…

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