Il Comune, quale autorità competente al rilascio dell'autorizzazione sanitaria per l'esercizio di strutture sanitarie e socio-sanitarie, è tenuto a trasmettere tempestivamente all'ASL territorialmente competente l'istanza presentata dal privato, affinché quest'ultima, entro il termine di 40 giorni, effettui gli accertamenti di competenza e formuli il relativo parere. Decorso tale termine, il Comune deve adottare il provvedimento finale di autorizzazione, ove il parere dell'ASL sia positivo, entro i successivi 30 giorni. L'inerzia della Pubblica Amministrazione nell'adempiere a tali obblighi procedimentali, integra una fattispecie di silenzio-inadempimento, suscettibile di essere censurata in sede giurisdizionale, con la conseguente condanna dell'Amministrazione a provvedere entro un termine perentorio, nonché, in caso di ulteriore inottemperanza, con la nomina di un Commissario ad acta. Il mancato rispetto dei termini procedimentali, infatti, non comporta la decadenza del potere amministrativo, ma impone comunque all'Amministrazione l'obbligo di concludere il procedimento con un provvedimento espresso, ancorché tardivo, salvo i casi di decadenza o prescrizione previsti dalla legge. Pertanto, il privato interessato conserva l'interesse ad agire per ottenere la definizione del procedimento, anche quando l'Amministrazione abbia adottato un provvedimento infra-procedimentale o meramente interlocutorio, in quanto tali atti non integrano un'autentica conclusione del procedimento.