Cassazione penale Sez. I sentenza n. 11555 del 26 marzo 2012

ECLI:IT:CASS:2012:11555PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Ai fini dell'emissione di una misura cautelare personale per il reato di associazione di tipo mafioso, i gravi indizi di colpevolezza ex art. 273 c.p.p. devono consistere in elementi a carico, di natura logica o rappresentativa, che, pur non valendo da soli a provare oltre ogni ragionevole dubbio la responsabilità dell'indagato, consentano tuttavia, per la loro consistenza, di prevedere che attraverso il prosieguo delle indagini saranno idonei a dimostrare tale responsabilità, fondando nel frattempo una qualificata probabilità di colpevolezza. Tali indizi devono essere gravi, precisi e concordanti, idonei a dare la sicura dimostrazione della costante permanenza del vincolo associativo, con riferimento allo specifico periodo temporale considerato, senza alcun automatismo probatorio. Una singola intercettazione ambientale, in assenza di ulteriori elementi probatori significativi acquisiti nel corso di una lunga indagine, non può di per sé sola sorreggere l'accusa di partecipazione ad un'associazione mafiosa, dovendosi valutare il complessivo quadro indiziario in modo critico e rigoroso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 1268/2011 TRIB. LIBERTA' di TORINO, del 29/06/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO MARIA SILVIO BONITO;

sentite le conclusioni del PG Dott. IACOVIELLO FRANCESCO MAURO il quale ha chiesto l'annullamento dell'ordinanza impugnata;

udito il difensore avv. (OMISSIS).

La Corte:

RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO

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