Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26792 del 19 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:26792PEN

Massima

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Il diritto di critica professionale, pur se esercitato in modo apparentemente duro, non costituisce diffamazione quando le espressioni utilizzate, pur potendo apparire sferzanti, risultino proporzionate e correlate ai fatti narrati, senza eccedere in modalità sproporzionatamente lesive della reputazione altrui. L'elemento psicologico del delitto di diffamazione non richiede l'intenzione di offendere (animus diffamandi), essendo sufficiente il dolo generico, ovvero la volontà di usare espressioni offensive con la consapevolezza di ledere l'altrui reputazione, senza che assumano rilevanza i meri dati emotivi o i fini polemici dell'agente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetanino - Presidente

Dott. BEVERE Anton - rel. Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 4352/2009 CORTE APPELLO di BOLOGNA, del 09/02/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 21/01/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Cesqui Elisabetta che ha concluso per l'inammissibilita';

Udito per la parte civile l'Avv. (OMISSIS).

FATTO E DIRITTO

Con sentenza 9…

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