Il Comune, in qualità di proprietario di un immobile appartenente al patrimonio indisponibile o demaniale, può legittimamente adottare un provvedimento di sgombero e di riacquisizione della disponibilità dei locali, anche se concessi in comodato d'uso a terzi, al fine di tutelare l'incolumità pubblica e privata da possibili pericoli derivanti dallo stato di deterioramento dell'edificio, senza che ciò comporti un eccesso di potere o una violazione del principio di proporzionalità, purché il provvedimento sia adeguatamente motivato in relazione alle concrete condizioni di degrado riscontrate e sia rispettato il principio di eguaglianza, anche qualora vi siano altre parti dell'edificio non interessate dall'ordine di sgombero. Il potere esercitato dal Comune in tali casi rientra nell'ambito dell'autotutela esecutiva prevista dall'art. 822, comma 2, c.c. e, pertanto, la competenza a provvedere spetta al dirigente comunale e non al Sindaco, ai sensi dell'art. 107 del D.Lgs. n. 267/2000. La precarietà del titolo legittimante l'utilizzo dei locali da parte del terzo occupante, come nel caso di un comodato d'uso a tempo indeterminato, non implica necessariamente l'esistenza di un pericolo di crollo dell'edificio, essendo sufficiente, ai fini della legittimità del provvedimento di sgombero, l'esigenza del Comune di tutelare l'incolumità pubblica e privata da possibili pericoli provenienti dall'immobile e di cui il Comune sarebbe responsabile ai sensi dell'art. 2051 c.c.