Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21737 del 26 maggio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:21737PEN

Massima

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Il giudizio di pericolosità sociale, ai fini dell'applicazione di misure di prevenzione personale, può fondarsi su elementi concreti e specifici, anche se non direttamente riconducibili a fatti di reato, purché siano idonei a delineare un quadro indiziario grave e preciso circa la concreta possibilità di future condotte delittuose. Tali elementi devono essere adeguatamente illustrati e motivati nella decisione, senza che sia necessario il riferimento a specifici reati commessi in passato, essendo sufficiente la dimostrazione di una condotta di vita abitualmente fondata sull'illecito. Il giudizio di pericolosità non deve essere meramente ipotetico o congetturale, ma deve trovare riscontro in elementi fattuali e probatori, anche se non sfociati in condanne penali definitive, purché logicamente e razionalmente giustificati. L'impugnazione della misura di prevenzione è ammissibile solo per vizi di motivazione radicali, quali l'inesistenza o la mera apparenza della stessa, non essendo consentito un sindacato di merito sull'apprezzamento discrezionale del giudice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Presidente

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antoni - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) LA. RO. RO. , N. IL (OMESSO);

avverso ORDINANZA del 22/06/2007 CORTE APPELLO di CATANIA;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. SANDRELLI GIAN GIACOMO.

IN FATTO

LA. RO.Ro. ricorre alla Corte avverso il decreto della Corte d'Appello di Catania del 22.6.2007 che parzialmente ha rigettato l'appello del predetto avverso il decreto emesso dal tribunale di Ragusa il 9.2.2006, applicativo della m…

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