Cassazione penale Sez. I sentenza n. 52 del 5 gennaio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:52PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nel confermare l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il delitto di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, afferma che, ai fini dell'applicazione di una misura cautelare, è sufficiente la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, intesi come qualificata probabilità di attribuzione del reato all'indagato. Pertanto, il Tribunale ha correttamente valutato gli elementi probatori, quali le intercettazioni ambientali, che hanno evidenziato la pianificazione e la realizzazione di condotte intimidatorie, con l'utilizzo di metodi tipicamente mafiosi, finalizzate a costringere la vittima al pagamento di un credito. Tuttavia, in relazione ad un diverso episodio di tentata estorsione, la Corte annulla l'ordinanza per carenza di motivazione, in quanto il Tribunale non ha adeguatamente analizzato il compendio indiziario a carico dell'indagato, con particolare riferimento alla sua consapevolezza circa la pretesa estorsiva e al suo ruolo nella realizzazione della condotta minacciosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DE. VE. MA. , N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 466/2009 TRIB. LIBERTA' di SALERNO, del 13/07/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. SEVERO CHIEFFI;

sentite le conclusioni del PG Dott. GALATI Giovanni, che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.

CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO

Con ordinanza 13/07/2009 il Tribunale del riesame di Salerno confermava l'or…

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