Cassazione penale Sez. V sentenza n. 27995 del 26 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:27995PEN

Massima

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Il diritto di critica non legittima l'utilizzo di espressioni offensive e lesive della reputazione altrui, anche in presenza di un conflitto di interessi tra le parti. Le parole ingiuriose che travalicano la mera contrapposizione di argomenti e si spingono fino alla denigrazione personale e professionale dell'interlocutore non possono trovare giustificazione nel diritto di critica, né nell'affermazione di aver subito un'insinuazione ingiuriosa da parte della persona offesa. Il reciproco rispetto delle regole di civile convivenza deve prevalere sul confronto di interessi contrapposti, essendo la tutela della reputazione individuale un valore protetto dalla norma penale che non può essere sacrificato in nome di una pretesa legittima difesa. L'esimente di cui all'art. 599 c.p. non opera quando le espressioni utilizzate, pur potendo essere provocate da un'affermazione ritenuta ingiuriosa, si risolvono in una reazione sproporzionata e gratuita lesiva dell'altrui onore e decoro.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetanino - Presidente

Dott. OLDI Paolo - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 11/11/2011 del Giudice di pace di Pordenone;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dr. Paolo Oldi;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Volpe Giuseppe, che ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza in data 11 novembre 2011 il giudice di pace di Pordenone …

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