Cassazione penale Sez. V sentenza n. 8552 del 3 marzo 2021

ECLI:IT:CASS:2021:8552PEN

Massima

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La minaccia grave, pur essendo un reato di pericolo concreto, non richiede necessariamente la prova di un mutamento radicale dello stile di vita della persona offesa, essendo sufficiente che il timore percepito dalla vittima sia oggettivamente fondato. Tuttavia, la reiterazione delle condotte minacciose non integra di per sé l'abitualità della condotta, dovendo essere valutata la gravità complessiva del fatto, anche ai fini dell'applicazione di una sanzione pecuniaria in luogo di quella detentiva. In ogni caso, il termine per l'impugnazione della sentenza di appello decorre dal deposito della motivazione, a prescindere dall'indicazione di un termine più lungo nel dispositivo, e il suo mancato rispetto comporta l'inammissibilità del ricorso per cassazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PEZZULLO Rosa - Presidente

Dott. ROMANO Michele - rel. Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta - Consigliere

Dott. FRANCOLINI Giovanni - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 24/06/2020 della Corte di appello di Lecce;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. ((omissis));
lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata con revoca delle statuizioni civili;
lette le richieste del difensore della parte ci…

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