Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La declaratoria di non doversi procedere per abolitio criminis, a seguito dell'entrata in vigore di una norma che abroga il reato oggetto del procedimento, comporta la revoca anche delle statuizioni civili adottate nei gradi di merito, in quanto la responsabilità civile derivante dal reato abrogato viene meno con il venir meno del presupposto penale, non essendo prevista dal legislatore delegato una disciplina transitoria analoga a quella dettata per i casi di depenalizzazione. Pertanto, il danneggiato è tenuto a far valere le proprie pretese risarcitorie nella sede civile, non essendo più possibile l'esercizio dell'azione civile nel processo penale. Tale soluzione, pur non essendo espressamente prevista dalla legge, è coerente con i principi costituzionali che attribuiscono al legislatore la facoltà di disciplinare gli effetti della depenalizzazione, anche in relazione alle statuizioni civili, in ragione delle esigenze di speditezza e sollecita definizione del processo penale, rispetto all'interesse del danneggiato di esperire la propria azione nel processo medesimo.